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ITINERARIO NATURALISTICO: RISERVE NATURALI PER BIRDWATCHING
TRA VENDICARI E LONGARINI
L’estrema punta della Sicilia, culla della Terre dei due Mari, è punto di sosta privilegiato per i flussi di volatili che trasmigrano verso nord Europa in primavera per rientrare verso l’Africa in autunno, grazie alla presenza di acqua garantita dalle vaste zone umide che caratterizzano alcuni tratti del territorio. Questi pantani, spesso sono così ricchi di acqua durante la stagione invernale da esserne abbondantemente pieni anche in estate. Tantissime le specie faunistiche osservabili: cavaliere d’Italia, aironi cinerini, cicogne nere, cicogne bianche, fenicotteri, garzette, spatole, mignattai, pernici di mare, ghiandaie marine, gabbiani, sterne, beccacce, falchi di palude, pecchiaioli, anatre, fischioni. L’Oasi Faunistica di Vendicari (territorio di Noto) è un paradiso naturale. Cinque chilometri di percorso tutto da scoprire tra meravigliose spiagge, coste rocciose a picco sul mare, fondali adatti allo snorkeling, una torre fortificata del ‘400, l’antica tonnara recentemente restaurata e l’area umida dei Pantani (grande e piccolo). Un meraviglioso ambiente naturale che ospita centinaia di specie volatili la cui presenza si diversifica in base alla stagione. Alcune specie nidificano in questi posti trovando qui l’habitat naturale perfetto. L’oasi faunistica, infatti, garantisce la tranquillità delle specie essendo protetta da inquinamento acustico e da agenti esterni. L’area naturale è fornita di capanni di avvistamento dislocati sui pantani. Si consiglia l’utilizzo di binocoli per un’osservazione più dettagliata. Proseguendo verso sud, si trovano le Saline di Morghella. È uno dei più grandi pantani del territorio di Pachino: in origine era un bacino idrico, alimentato dalle piogge, fino alla sua trasformazione in salina. Scavate in epoca araba, le saline furono utilizzate fino agli anni ’60 del 1900 e poi dismesse per l’esiguità della produzione rispetto a quelle più ricche della Sicilia nord occidentale. Oggi, questo specchio d’acqua rimane uno dei luoghi privilegiati di sosta per avifauna, in quanto limitrofo al mare. Superata la cittadina di Portopalo di Capo Passero e la sua rada portuale, ci si dirige verso i pantani più meridionali d’Italia: Pantani Ponterio,Ciaramiraro e Baronello. Tra tutti sono i più piccoli. Dei tre, solo il Baronello è ancora collegato al mare tramite un piccolo canale, mentre il Pantano Ponterio, utilizzato in passato come salina, è isolato dal mare, essendosi interrato il canale di comunicazione dopo il successivo abbandono delle attività economiche. Queste zone umide, rientrano nella Riserva Naturale Orientata “Pantani della Sicilia sud – orientale”, istituita nel 2011 con la finalità di tutelare gli ambienti umidi costieri che ospitano popolazioni di uccelli limicoli svernanti e di consentire la sosta e la nidificazione della fauna, valorizzando la vegetazione mediterranea per la protezione degli uccelli acquatici. Il pantano più vasto tra tutti è il Longarini, nel territorio di Ispica: una depressione situata a poche centinaia di metri dal mare, contenente acqua salata. Sin dai tempi dei greci e dei romani, quest’area era utilizzata come porto interno (essendo limitrofo alla costa) a protezione delle navi cariche di merci. Oggi il Pantano Longarini, con i suoi 200 ettari di area lacustre, offre riparo e ristoro a centinaia di specie volatili. Il facile accesso (direttamente dalla strada) permette di ammirare le diverse specie di volatili senza inoltrarsi tra gli alberi e il canneto, in modo da minimizzare il disturbo alla fauna locale.
Fonte GAC dei due mari
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ITINERARIO AMBIENTALE: LE SPIAGGE PIU’ BELLE D’ITALIA
TRA SPIAGGIA GALLINA (AVOLA) E RAGANZINO (POZZALLO)
Le Terre dei due Mari si affacciano sul Mar Ionio e sul Mar Mediterraneo. Splendidi litorali sabbiosi, intercalati da calette e promontori, fanno da cornice ad acque cristalline che cambiano colore con l’alternarsi delle stagioni. Una sabbia finissima e silicea forma dune ricche di macchia mediterranea, dove non è raro trovare piante che ben si adattano all’ambiente salmastro e marino. Le spiagge più belle si trovano proprio nelle terre più a sud d’Italia: sono a decine, più o meno piccole, a volte nascoste, racchiuse tra rocce, falesie e grotte, a volte imponenti nella loro estensione quasi a perdita d’occhio. Questo itinerario congiunge, con un percorso unico, alcune tra le spiagge più affascinanti del territorio. A nord est della città di Avola, percorrendo la SS 115 da Avola a Cassibile, si raggiunge Contrada Gallina, da cui la spiaggia prende il nome: si accede attraverso una strada sterrata (segnalata) dalla statale. Percorrendo un sentiero che conduce al promontorio, si raggiunge questa suggestiva spiaggia di grandi sassi bianchi e mare cristallino: 500 metri di litorale sabbioso caratterizzato da un cordone di dune protette da rocce bianche e degradanti sul mare. Le spiagge di Avola sono tutte meravigliose e ben curate: dopo il lungomare cittadino, si arriva alla spiaggia di Pantanello, chiamata anche “Ferro di Cavallo” per la sua particolare forma arcuata, quindi una sosta obbligata è nella spiaggia di Mare Vecchio, prospicente l’antica tonnara, presso il borgo di Marina di Avola. Nel territorio di Noto visitiamo due litorali diversi, affascinanti nella loro morfologia. La spiaggia più settentrionale è quella del Lido di Noto, un tratto di litorale adiacente un delizioso borgo turistico, caratterizzato da una spiaggia di sabbia fine e ambrata, acque cristalline che degradano dolcemente verso il largo. Presenti deliziosi stabilimenti balneari, attrezzati anche per sport acquatici. Per arrivare in questo delizioso paesino di mare si percorre la provinciale proveniente da Avola. Lungo la litoranea c’è la possibilità di parcheggiare l’auto. Percorrendo la provinciale, verso sud, si arriva all’Oasi Faunistica di Vendicari (che è anche Riserva Naturale Orientata): qui si può visitare la spiaggia di Calamosche, definita nel 2005 dalla Guida Blu di Lega Ambiente, la spiaggia più bella d’Italia. E’ una suggestiva caletta sabbiosa larga circa 200 metri, con acque trasparenti e sempre calme, circondata da due promontori rocciosi caratterizzati da una ricca vegetazione litorale, che degradano dolcemente sul mare, regalando anfratti, insenature e fondali per gli amanti dello snorkeling. Si arriva dopo un percorso a piedi di circa 1km dall’accesso secondario della Riserva (dalla strada provinciale Noto – Pachino). Scendendo nell’ultimo lembo d’Europa, la spiaggia più meridionale della Sicilia e d’Italia, è quella che si congiunge tramite un lembo di terra all’Isola delle Correnti, nel comune di Portopalo di Capo Passero. A differenza del nome, che identifica l’incontro tra i due mari e quindi tra le correnti, la spiaggia è racchiusa in un piccolo golfo, che rende spesso tranquille le acque e permette di ammirare lo spettacolo delle correnti. Per raggiungere la spiaggia è necessario superare il paese di Portopalo, la rada portuale e seguire le indicazioni per l’Isola delle Correnti. Ad ovest della spiaggia è presente un parcheggio asfaltato e uno su un pianoro sterrato. Nel Territorio di Pachinonon si può non visitare la spiaggia di Carratois: ci si arriva percorrendo le strade provinciali n.6 e n.8 da Portopalo, per poi seguire le indicazioni Carratois. Straordinario lembo di mare antistante, limpido e quasi sempre tranquillo, protetto a sinistra dall’Isola delle Correnti e a destra da Punta delle Formiche. La spiaggia è libera, ampia e di sabbia finissima. È possibile parcheggiare l’auto tra le stradine limitrofe alla spiaggia. Nei periodi estivi, ma anche in quelli invernali, la spiaggia si popola di appassionati di Windsurf e Kitesurf. Ripartendo a occidente verso il territorio ragusano, attraverso la provinciale che costeggia il litorale, si incontra una lunghissima spiaggia color avorio: è Santa Maria del Focallo, nel comune di Ispica. La spiaggia è libera, facilmente accessibile via strada, attrezzata anche di docce pubbliche. Straordinario il retro duna, ricco di macchia mediterranea. Qualche altro chilometro più a nord ovest si trova Pozzallo: sotto una delle fortezze più antiche di tutta la zona, Torre Cabrera, si sosta in una delle spiagge più belle d’Italia è quella di Pietre Nere. Spiaggia molto ampia a ridosso del lungomare, caratterizzata da lidi e servizi, facile da raggiungere e di libero accesso. A poche centinaia di metri ad ovest da questa si trova un’altra incredibile spiaggia, quella di Raganzino, accessibile direttamente dalla strada che dalla città conduce fino alle zone portuali.
Fonte GAC dei due mari
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ITINERARIO ENOLOGICO, VINI DOC: IL MOSCATO DI NOTO
TRA AVOLA E PACHINO: 38 KM
Questo percorso sensoriale si snoda attraverso un territorio che regala storia, cultura, sapori ed emozioni attraverso i suoi monumenti, le bellezze naturali e ambientali, le tracce dell’evoluzione sociale e lavorativa dei suoi abitanti, e soprattutto tramite il rapporto inscindibile tra l’uomo e il suo territorio. Le Terre dei due Mari sono ricche di natura, sole, aria pulita, terra sana e produttiva. È proprio in questa terra così straordinaria che, oltre due millenni fa, nel territorio compreso tra Noto e Pachino, i greci iniziarono a di ondere la coltivazione delle viti con impianto ad alberello. La zona di maggior vocazione, perché terroir unico, ricco di minerali e di acqua, era il declivio collinare che scendeva dolcemente no al mare. Grazie alle caratteristiche del terreno e del clima, gli abitanti di queste terre cominciarono a sperimentare nuove tipologie di coltivazione, selezionando le varietà di uve più resistenti e più gradevoli al palato. La vite e la vendemmia erano il fulcro attorno al quale ruotava tutta la vita delle famiglie. I gesti, i rituali, le tecniche di coltivazione/potatura e la pratica di vendemmia si tramandavano di padre in glio, di generazione in generazione. Ancora oggi, nel territorio compreso tra Noto, Rosolini, Avola e Pachino, si produce uno dei vini più antichi d’Italia: il Moscato di Noto DOC. Prodotto esclusivamente con uve di Moscato Bianco lasciate maturare sulla pianta per aumentare la percentuale di zuccheri, questo nettare regala straordinarie sensazioni palatali grazie alla sua dolcezza. Diventato DOC (Denominazione d’Origine Controllata) nel 1974, questo vino può essere prodotto nelle tipologie naturale, liquoroso, passito e spumante. Oltre al Moscato, questo territorio produce altri vini DOC, sotto la denominazione Noto DOC: il Noto Rosso e il Noto Nero d’Avola. In un territorio ancora più vasto del primo, che abbraccia i comuni di Noto, Pachino, Portopalo di Capo Passero, Rosolini e Ispica si produce un altro vino, unico nel suo genere: l’Eloro DOC. Il nome deriva da una delle più antiche colonie greche in Sicilia, il cui sito archeologico si trova su una collina a acciata sul mar Ionio a circa 8 chilometri a sud-est della cittadina di Noto. L’Eloro DOC è un vino ottenuto da vitigni Nero D’Avola, Frappato e Pignatello, vini cati nelle tipologie Rosso e Rosato. Il Nero d’Avola è uno dei vitigni più pregiati per la vini cazione. Fino a un ventennio fa, solo i territori di Ragusa e Siracusa coltivavano questa specie di vite. Per oltre 100 anni, infatti, è stato il “vino da taglio” per eccellenza utilizzato per dare forza ad altri vini rossi, al suo confronto carenti in colore, struttura e grado alcolico. Oggi, il Nero d’Avola si coltiva in tutto il territorio siciliano ma trova la sua vocazione migliore proprio tra le Terre dei due Mari.
ITINERARIO ENOLOGICO, VINI DOC: L'ELORO
NOTO - ISPICA
Questo percorso sensoriale si snoda attraverso un territorio che regala storia, cultura, sapori ed emozioni attraverso i suoi monumenti, le bellezze naturali e ambientali, le tracce dell’evoluzione sociale e lavorativa dei suoi abitanti, e soprattutto tramite il rapporto inscindibile tra l’uomo e il suo territorio. Le Terre dei due Mari sono ricche di natura, sole, aria pulita, terra sana e produttiva. È proprio in questa terra così straordinaria che, oltre due millenni fa, nel territorio compreso tra Noto e Pachino, i greci iniziarono a di ondere la coltivazione delle viti con impianto ad alberello. La zona di maggior vocazione, perché terroir unico, ricco di minerali e di acqua, era il declivio collinare che scendeva dolcemente no al mare. Grazie alle caratteristiche del terreno e del clima, gli abitanti di queste terre cominciarono a sperimentare nuove tipologie di coltivazione, selezionando le varietà di uve più resistenti e più gradevoli al palato. La vite e la vendemmia erano il fulcro attorno al quale ruotava tutta la vita delle famiglie. I gesti, i rituali, le tecniche di coltivazione/potatura e la pratica di vendemmia si tramandavano di padre in glio, di generazione in generazione. Ancora oggi, nel territorio compreso tra Noto, Rosolini, Avola e Pachino, si produce uno dei vini più antichi d’Italia: il Moscato di Noto DOC. Prodotto esclusivamente con uve di Moscato Bianco lasciate maturare sulla pianta per aumentare la percentuale di zuccheri, questo nettare regala straordinarie sensazioni palatali grazie alla sua dolcezza. Diventato DOC (Denominazione d’Origine Controllata) nel 1974, questo vino può essere prodotto nelle tipologie naturale, liquoroso, passito e spumante. Oltre al Moscato, questo territorio produce altri vini DOC, sotto la denominazione Noto DOC: il Noto Rosso e il Noto Nero d’Avola. In un territorio ancora più vasto del primo, che abbraccia i comuni di Noto, Pachino, Portopalo di Capo Passero, Rosolini e Ispica si produce un altro vino, unico nel suo genere: l’Eloro DOC. Il nome deriva da una delle più antiche colonie greche in Sicilia, il cui sito archeologico si trova su una collina a acciata sul mar Ionio a circa 8 chilometri a sud-est della cittadina di Noto. L’Eloro DOC è un vino ottenuto da vitigni Nero D’Avola, Frappato e Pignatello, vini cati nelle tipologie Rosso e Rosato. Il Nero d’Avola è uno dei vitigni più pregiati per la vini cazione. Fino a un ventennio fa, solo i territori di Ragusa e Siracusa coltivavano questa specie di vite. Per oltre 100 anni, infatti, è stato il “vino da taglio” per eccellenza utilizzato per dare forza ad altri vini rossi, al suo confronto carenti in colore, struttura e grado alcolico. Oggi, il Nero d’Avola si coltiva in tutto il territorio siciliano ma trova la sua vocazione migliore proprio tra le Terre dei due Mari.
Fonte GAC dei due mari
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ITINERARIO CICLOTURISTICO: BIKE ROUTES
TRA PORTOPALO DI C.P. E PORTO ULISSE
Le Terre dei due Mari possono essere percorse in bicicletta in tutta la loro estensione. Durante la bella stagione la zona costiera, con le sue splendide spiagge, il lungomare e le litoranee, si riempie di amanti delle due ruote che possono godere del tempo e dello spazio a loro piacere. L’itinerario dedicato si estende nella parte meridionale di queste terre, tra Portopalo di Capo Passero e Porto Ulisse. Il territorio è in gran parte pianeggiante: dei 24 chilometri di percorso, il punto più alto sul livello del mare è di 37 metri, pertanto è adatto a tutti. Percorribile in ogni periodo dell’anno: si sviluppa prevalentemente su strade carrabili e asfaltate e non necessita di particolare equipaggiamento o di bici tecniche. La partenza avviene dalla Terrazza dei due Mari, punto panoramico nella cittadina di Portopalo di Capo Passero. L’ultimo tratto di Mar Ionio e il piccolo isolotto di Capo Passero seguono per un tratto questo itinerario. Attraversata la cittadina di Portopalo, ci si dirige prima verso la rada costeggiando il porto, per poi inoltrarsi tra i vigneti e le colture di ciliegino. La prima tappa è sulla punta estrema del territorio: da qui lo sguardo si ferma d’obbligo all’Isola delle Correnti. La sosta viene effettuata sulla piazzetta che precede la spiaggia, zona di parcheggio durante il periodo estivo. Da qui, a piedi, si può percorrere il tratto di spiaggia che porta all’isola: un istmo di poche decine di metri percorribile a piedi durante la bassa marea, soprattutto d’estate. Il tratto più lungo dell’itinerario è di 21 chilometri. Risalendo la costa ci si dirige verso nord-ovest attraversando campi coltivati, vigneti e impianti protetti in serre con migliaia di piantine di pomodori della varietà ciliegino. Il colore rosso dei frutti a grappolo ci accompagna per parecchi chilometri! Successivamente il percorso volge verso est. Si torna a pedalare lungo la costa, attraverso l’abitato di Granelli, uscendo dalla provincia di Siracusa ed entrando nel territorio ragusano. Si arriva così nell’incredibile distesa di acque del Pantano Longarini. Nel periodo di sosta (in primavera o in autunno) non è raro osservare centinaia di fenicotteri rosa di passaggio su queste acque salmastre: è uno spettacolo unico al Mondo. La pace di questo posto non invita a partire: qui sembra davvero che il tempo si fermi. Gli ultimi 3 chilometri di percorso si sviluppano lungo la costa, dirigendosi verso una delle mete più rinomate di tutta la zona: Porto Ulisse. Chiamato così in onore del grande eroe omerico, che sfidò le ire degli dei del mare e del cielo e approdò su una delle isole più belle al mondo: la Sicilia. Da queste rupi si possono scorgere a ovest i faraglioni di Cirica, a ridosso delle “secche di Circe”, causa di tanti naufragi di navi romane e bizantine.
Fonte GAC dei due mari
http://www.prolocomarzamemi.it/index.php/en/latest-news/itemlist/user/495-superuser?start=96#sigProId3d128e9507
ITINERARIO ARCHEOLOGICO SUBACQUEO: TRA RELITTI E REPERTI
TRA PORTO FOSSA MARZAMEMI E PUNTO DI IMMERSIONE
Suggestivo e affascinante, una meraviglia celata alla vista: è l’itinerario dei beni archeologici sommersi. Il Mare di Sicilia, soprattutto il tratto di costa che va da spiaggia Gallina di Avola fino a Pozzallo, colonizzato da greci, romani, arabi e spagnoli è stato da sempre teatro di vicende, incontri, guerre, naufragi e ha contribuito a conservare, in modo più o meno visibile, le tracce della storia. Sono resti di carichi navali: da imponenti colonne per la costruzione di edifici ad anfore per il vino e l’olio, da statue per adorni a suppellettili. Centinaia di reperti, la maggior parte dei quali, vista la dimensione e lo stato di conservazione, sono stati lasciati in loco in quello che appare come una sorta di museo sottomarino. Oggi, grazie all'intenso lavoro di indagine e rilievi certosini a cura della Sovrintendenza dei Beni Culturali e Archeologici del Mare, molti di questi reperti archeologici sono stati individuati, studiati e catalogati. Molti altri reperti, preservati dal logorio del mare e soprattutto dalle razzie dei “relittari” sono conservati in un vero e proprio museo archeologico dei beni sottomarini, che raccoglie centinaia di reperti ritrovati nei fondali di tutta la costa del Gac dei due Mari: è il Museo del Mare di Calabernardo (Noto). Tra tutti gli itinerari archeologico-subacquei individuati e fruibili, quello proposto è Marzamemi 1, ubicato a circa un miglio dalla costa nei pressi del borgo marinaro da cui prende il nome. Per arrivare sul luogo dell’immersione consigliamo di partire con mezzo nautico dal porto grande di Marzamemi (Porto Fossa), accompagnati da guide esperte e autorizzate ad immergersi nei luoghi posti a vincolo archeologico. L’immersione è di facile esecuzione, visto che il sito si trova a circa 7 metri di profondità su di un pianoro roccioso. L’acqua è quasi sempre limpida mancando sospensione sabbiosa. Il sito archeologico si estende su una superficie di circa 600 metri quadrati: per le sue dimensioni e la bassa profondità è adatto anche per escursioni in snorkeling. Si tratta di un carico di colonne semilavorate e blocchi squadrati, presumibilmente preparati per basi o capitelli. Grazie alla presenza di frammenti di anfore si è potuto datare il relitto al III secolo d.C. Il marmo delle colonne è di origine orientale, si ipotizza la provenienza da cave della Turchia. La spettacolarità del sito è data dalle dimensioni delle colonne: la più grande è lunga 6,40 metri, con un diametro di circa 185 centimetri. Non si ha modo di sapere a cosa fossero destinate queste colonne, presumibilmente alla costruzione di un edificio maestoso, date le loro colossali dimensioni. Del relitto e degli elementi lignei non è rimasto nulla. La nave, inabissatasi sul fondale roccioso, è stata esposta per secoli all’azione dell’acqua marina e a quella di un particolare mollusco, il Teredo Navalis, che ama scavare lunghe gallerie nel legno. Si può ipotizzare, dato il carico (circa 165 tonnellate), che la nave fosse lunga poco meno di 30 metri con una larghezza minima di 9 metri. Tra le colonne e i blocchi di marmo, ben nascosta tra le piante di Posidonia Oceanica, non manca la fauna sottomarina: murene, polpi, saraghi, piccoli crostacei colorano e rendono unica e veramente suggestiva l’esplorazione del sito.
Si ringrazia la Regione Siciliana, Soprintendenza del Mare, per la gentile concessione delle foto subacquee del sito archeologico “Marzamemi 1” – foto S. Emma
Fonte GAC dei due mari
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