ITINERARIO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALE

ITINERARIO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALE: LE TONNARE

TRA TONNARA DI AVOLA E TONNARA DI PORTOPALO DI C.P.

Il tonno: simbolo di opulenza e di duro lavoro. Simbolo di paura, di rabbia e di gioia. Il tonno, quello rosso di Sicilia, era la preda più ambita: quello con le carni più sode, con le sacche piene di uova, con il cuore più grosso. Era il pesce da cui traeva sostentamento e vita tutta la popolazione che viveva nei borghi della Tonnara. La pesca del tonno in Sicilia ha origini molto antiche, soprattutto la mattanza. I primi ad insegnare le tecniche di cattura furono gli arabi, a cui seguirono gli spagnoli. Nella Sicilia sudorientale, proprio nelle Terre dei due Mari, fino agli anni ’60 erano in produzione molte Tonnare. Spettacolari opifici di lavorazione, situati a mare e nei pressi di zone salmastre. Prima infatti che i Florio inventassero il tonno sott’olio di oliva, il miglior metodo per conservare questo straordinario pesce era il sale. Ecco perché quasi tutti gli stabilimenti di lavorazione del tonno furono costruiti nelle zone di produzione di sale marino, vicino alle saline o ai laghi salmastri. Le tonnare di Vendicari, di Marzamemi e di Portopalo avevano accanto le loro saline di riferimento. L’industria della lavorazione del tonno ormai non necessità più di questi luoghi, diventati oggi scrigni di memoria e tradizione, esempi mirabili di archeologia industriale. La più settentrionale delle tonnare di questo itinerario è quella di Avola, situata all’imbocco della Marina. La sua posizione era strategica, per facilitare il trasporto del tonno dalle barche al Malfaraggio (locali adibiti a magazzini e alla lavorazione del tonno). La tonnara ospitava anche la casa stagionale del proprietario, che durante il periodo estivo diventava anch’esso un “tonnarota”. Dell’antica tonnara rimane ben poco: i muri perimetrali, la grande ciminiera e parte dei magazzini. Una visita è d’obbligo: soprattutto all’alba, quando le antiche mura dello stabilimento si colorano d’oro. All’interno dell’Oasi Faunistica di Vendicari, è possibile ammirare un’altra tonnara. Restaurata in maniera eccellente, si offre agli occhi dei visitatori quasi come un libro aperto. Era una tonnara di ritorno, dedita alla pesca dei tonni che rientravano in mare aperto dopo la stagione degli amori. La tonnara di Vendicari, chiamata anche Bafutu, ebbe il suo massimo splendore all’inizio del secolo scorso, quando anche le saline retrostanti furono date in concessione a un nobiluomo di Avola, che ristrutturò tutti gli edifici settecenteschi della tonnara per riprenderne la lavorazione. Con lo sbarco degli alleati in Sicilia, durante la seconda Guerra Mondiale, si interruppe l’attività della tonnara, oggi diventata il simbolo della riserva di Vendicari. La tonnara più antica di tutta la Sicilia sudorientale è quella di Marzamemi. I primi insediamenti risalgono all’anno Mille per mano degli arabi, che impiantarono i primi nuclei abitativi che costituiranno in seguito il borgo marinaro. La Loggia, un tempo ricovero delle barche di rientro, è oggi un ambiente perfettamente restaurato. Tutti i magazzini e gli ambienti di lavorazione sono visibili dalla grande Balata. A Marzamemi, la vita marinara non si è mai fermata. La lavorazione del tonno continua in parecchi opifici moderni, e chi li visita percepisce che il “Sapore della Storia”, qui, è rimasto invariato. L’ultimo impianto di lavorazione del tonno si trova a Portopalo di Capo Passero. La sua particolare architettura è particolarmente apprezzabile dal mare: l’impianto di lavorazione e l’abitazione del proprietario erano e sono tuttora localizzati su una costa rocciosa a circa 40 metri sul livello del mare. Anche questa era una tonnara di ritorno, l’ultima prima di rientrare in mare aperto. Così i tonni sopravvissuti ad altre tonnare arrivavano stanchi e magri, le loro carni erano sode e povere di grassi, ed avendo già deposto le uova la loro cattura non procurava alcun danno alla riproduzione.

Fonte GAC dei due mari

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